lunedì 3 dicembre 2012

Progetto di scuola autogestita

Sempre più famiglie in Italia si propongono di provvedere autonomamente alla formazione dei propri figli. L’ordinamento glielo consente: obbligatoria non è la scuola, ma un certo livello di formazione che deve essere garantito a tutti.
Homeschooling, scuole paterne, familiari, democratiche, autogestite... Fra queste tante di cui non possiamo condividere le motivazioni: spinte elitarie, vaghe aspirazioni misticheggianti e “new age”, desiderio di controllo e iperprotezione dei figli, per non parlare delle scuole dei “padroni”, come si chiamavano un tempo.
In mezzo però anche gruppi di genitori che, insoddisfatti della cultura e della struttura delle nostre istituzioni educative, a partire dal percorso di scolarizzazione dei figli decidono di porsi domande profonde e radicali e di provare a costruire piccole alternative alla scuola pubblica, improntate a un maggiore rispetto della persona, delle sue spinte vitali, dei suoi bisogni e di processi di formazione più liberi e liberatori. È il caso di “Educare sano” (www.educaresano.net), un progetto di scuola autogestito messo in piedi da un piccolissimo gruppo di famiglie fra Modena e Bologna. La scuola non esiste ancora. È un processo quello che la potrà fare nascere, come si ostina a dire Barbara Neri, l’ideatrice e l’animatrice di questo gruppo. Da quasi tre anni, si sta attivando per costituire un gruppo di persone, non per forza genitori, disposti a creare le condizioni per far nascere una scuoletta libera. Impresa non facile, dal momento che molti dei genitori che si incuriosiscono al progetto, a volte anche per le motivazioni poco nobili che dicevamo, quando si tratta di compiere il passo decisivo e scegliere per il figlio un’alternativa alla scuola pubblica desistono.
È così che, prima di partire con una scuola vera e propria, Educare sano ha iniziato a organizzare informalmente, tramite volantini e passaparola, giornate di gioco libero al parco, invitando le famiglie interessate a unirsi per sperimentare modi diversi di passare il tempo con i propri bambini. Educare sano non è ancora riuscito a mettere insieme un numero sufficiente di famiglie per partire con la scuola. “Quello che da settembre penso saremo in grado di fare, saranno piccole sperimentazioni pomeridiane, in cui metterci alla prova, attraverso cui conoscerci, condividere una formazione comune e, speriamo, contagiare chi nella scuola potrebbe portare il proprio figlio o anche chi vi potrebbe lavorare come maestro.”
Quali sono, chiediamo a Barbara, le motivazioni che dovrebbero muovere dei genitori per arrivare a concretizzare quelli che altrimenti rischiano di rimanere solo belle idee?È innegabilmente difficile per una famiglia dedicare così tante energie come il progetto di una scuola autogestita necessita, senza sapere i risultati a breve e a lungo termine. Questo credo sia uno dei nodi fondamentali. Le famiglie che si avvicinano a questa idea della scuola libera lo fanno principalmente pensando alle proprie necessità e ai propri figli. Ed è inevitabile e giusto che sia così. Io ho un bambino di sei anni e vorrei che la scuola partisse domani perché lui potesse iniziare subito un percorso di formazione elementare diverso. Poi però se si vuole fare uno scatto e arrivare a realizzare realmente una scuola libera e autogestita bisogna arrivare alla consapevolezza di volerla fare in ogni caso. La spinta iniziale è personale, ma lo scatto necessario è “politico” oltre che pedagogico. A questo punto del percorso, mi interessa andare avanti indipendentemente da quello che ne nascerà, e vedere cosa si crea da tutte le energie che siamo finora riusciti a mobilitare. E se un giorno riusciremo a far partire qualcosa allora spero di poterlo affiancare al percorso evolutivo e formativo di mio figlio.”
 

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