domenica 18 novembre 2012

Cambiamenti climatici

Clima: 6 gradi in più e mare un metro più alto entro fine secolo. Uno studio italiano lancia l'allarme: nel nostro Paese a rischio allagamento soprattutto vaste zone dell'alto Adriatico, da Cesenatico a Monfalcone.

 

 
Che esistano prove chiare dell’innalzamento dei mari è inconfutabile. Il geologo Mario Tozzi l’ha mostrato bene durante una delle puntate di Atlantide, su La7. La “C” che i veneziani incidevano sui palazzi ai bordi dei canali per indicare il limite “normale” dell’acqua, adesso sono ben sotto il livello di una volta. Periodicamente, sul tema, arrivano gli studi che danno la misura di quanto sia già avvenuto e, soprattutto, aggiornano le previsioni e lanciano l’allarme su quello che potrebbe succedere in capo a poche decine di anni se non s’inverte la tendenza al riscaldamento globale.
Nel ventesimo secolo il livello si è alzato di venti centimetri, ma nel ventunesimo, se non s’interverrà in maniera molto incisiva, il livello del mare si dovrebbe alzare di un metro, con esiti di cui è intuitivo immaginare la drammaticità. A dirlo ora è anche un gruppo di ricercatori italiani. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Global and Planetary Change, è firmato da Antonio Zecca e Luca Chiari della Università di Trento.
Gli studiosi citati hanno ripreso i modelli climatici dell'IPCC, l’organizzazione di esperti intergovernativi che si occupa del clima ed elaborato le loro stime. Ebbene, malgrado una riduzione calcolata dell’impatto dei combustibili fossili - dovuta sia ad un esaurimento naturale che ad un miglioramento della efficienza energetica - il livello del mare salirà di almeno 80-95 centimetri entro la fine del secolo e continuerà a farlo per almeno duecento anni.
L’analisi non tiene conto dell’eventuale crescita nell’utilizzo dei combustibili fossili non convenzionali e di sviluppi tecnologici che potrebbero migliorare le attuali tecniche di estrazione, ma quelle elaborate sono comunque le previsioni ‘minime’.
L'innalzamento del mare potrebbe essere frenato in maniera incisiva soltanto con un molto radicale taglio elle emissioni, allungando il periodo di tempo utile per rispondere alla sfida del cambiamento e cercare di correre ai ripari. Quali siano le aree più a rischio se davvero molto rapidamente il livello del mare s’innalzerà oramai è abbastanza noto: molte isole dell’Oceano Indiano, il Bangladesh, la Florida, il delta del Nilo, per citarne solo alcune.
Il Mediterraneo, anche se negli ultimi anni ha avuto un incremento del livello minore di quello di altri mari, non sfugge alla regola. E, come è noto da tempo, a soffrire per primi di una ridefinizione così marcata della linea delle coste sarebbero soprattutto molti territori rivieraschi dell’alto Adriatico, ma anche alcune delle aree pianeggianti vicine al Tirreno. Nell’Adriatico, in particolare, la zona che va da Cesenatico, Cervia, Ravenna, quasi fino a Ferrara, e poi Rovigo, Piove di Sacco, Mestre, fino a Monfalcone è quella più a rischio acqua alta.
La soluzione tampone? Tagliare le emissioni molto drasticamente e in tempi rapidissimi. Perché altrimenti non sarà possibile rallentare il fenomeno. La temperatura si alza, i ghiacci si sciolgono, il livello del mare sale. Secondo le ultime ricerche sul tema dello statunitense National Center for Atmospheric Research la temperatura media del pianeta potrebbe innalzarsi fino a sei gradi centigradi, il triplo di quanto immaginato nei prossimi 80 anni.
E per poter rispettare l'obbiettivo di contenere il riscaldamento, se non altro entro i due gradi centigradi, sarebbe necessario ridurre le emissioni del 5,1% ogni anno per i prossimi 39 anni consecutivi.
 
 

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