lunedì 26 novembre 2012

Metamedicina



 
La Metamedicina è nata nel 1987. La radice del termine «meta» in greco significa «andare al di là» e in lingua pali (lingua parlata in India all'epoca di Gesù) la parola «meta» significava «amore» o «compassione». Questi due significati esprimono bene cosa sia la Metamedicina, ovvero una medicina di compassione e di risveglio della coscienza.
Se prendiamo come termine di paragone un iceberg, possiamo dire che la medicina tradizionale si occupa della parte emergente, poiché tratta i sintomi e i dolori o corregge i problemi di funzionamento organico con interventi chirurgici. La Metamedicina si occupa invece della parte sommersa dell'iceberg, che riguarda piuttosto la parte inconscia, legata ai sentimenti e alle emozioni per tentare di scoprire qual è l'evento, vissuto o sperimentato dalla persona, che ha dato origine al sintomo che la affligge.
Il termine «deduttivo» fa riferimento a ciò che è «detto e dato». Se utilizziamo le nostre conoscenze per trarre una conclusione, stiamo facendo una deduzione. Ecco un esempio: una persona ha dolore a un ginocchio, consulta un terapeuta che le dice che dipende dal fatto di essere troppo grassa, poiché il corpo esercita un peso eccessivo sulle ginocchia e che la soluzione per lei sarebbe quella di dimagrire. Ne vede un altro che le dice che il suo dolore al ginocchio, dipende dal fatto che non è abbastanza flessibile. Queste deduzioni possono essere giuste, ma possono anche essere sbagliate.
In un approccio di tipo induttivo, non è l'operatore che fornisce l'interpretazione di quello che la persona sta vivendo, la sua funzione è piuttosto quella di accompagnare la persona nel percorso che compie per scoprire ciò che, al di là del suo livello conscio, le crea sofferenza. Questo è il motivo per cui un vero operatore di Metamedicina deve padroneggiare la facoltà di saper porre le domande adeguate per condurre la persona che lo consulta a scoprire essa stessa la causa della sua sofferenza e a come porvi rimedio. In seguito potrà accompagnarla in un processo di liberazione emozionale, volto a trasformare il sentimento che ha generato la sua sofferenza incoraggiandola ad intraprendere l'azione trasformatrice.
Quando impariamo a porci le domande giuste, a trovare le nostre risposte e le nostre soluzioni, smettiamo di mettere la nostra salute e la nostra felicità nelle mani degli altri. Scopriamo allora il potere di autoguarigione che è in noi aumentando le nostre capacità di discernimento e di fiducia in noi stessi. Ciò non esclude il consulto medico, ma favorisce maggiore discernimento rispetto alla diagnosi e alle soluzioni.
Intervenire su un problema concreto come un trauma fisico, fare una diagnosi, procedere a un intervento chirurgico o fare una protesi, è competenza della "medicina maschile". Quando però la causa è astratta o di tipo emozionale, la "medicina maschile" mostra presto i suoi limiti, mentre la Metamedicina offre il tempo e il sostegno necessari alle persone, per liberarsi dai disturbi emozionali che sono spesso all'origine di molti malesseri. Si può quindi riconoscere la complementarietà della "medicina maschile" e della "medicina femminile" e capire che rifiutare l'una a vantaggio dell'altra sarebbe come sacrificare un emisfero del cervello a vantaggio dell'altro.
La Metamedicina ha come obiettivo principale quello di guidare le persone verso il risveglio della coscienza. E' prendendo coscienza delle cause dei nostri malesseri e delle nostre malattie che prendiamo gradualmente coscienza che nulla è per caso, che ogni evento che abbiamo incontrato o che incontriamo nella nostra vita è il frutto dei nostri pensieri, delle nostre parole o delle azioni che facciamo e che ogni evento ha qualcosa da insegnarci sulla via della nostra evoluzione.
La Metamedicina è un cammino personale che ci trasforma gradualmente dallo stato di bruco in quello di farfalla.

Nessun commento:

Posta un commento